La seta evoca eleganza, raffinatezza e seduzione. La lingerie della fémme fatale, le cravatte e i foulard del manager e del viveur, la camicetta per una serata mondana o per un matrimonio – ogni capo in questo materiale è tremendamente trés chic.
“Pelle di seta”, del resto, si dice per narrare di un luminoso incarnato.
Ma non solo nelle riviste di moda – da Vogue a Donna Moderna – palpita la seta. Anche nell’arredamento – che sia una tappezzeria Luigi XIII o un tendaggio in televendita -, il messaggio universalmente lanciato e percepito è: la seta è un materiale non solo raffinato e prezioso, ma anche assolutamente naturale.
Tanto che capi in seta vengono tranquillamente pubblicizzati anche da riviste e siti “eco” e “bio”.
Ma davvero la produzione di seta è così “naturale”?
A legger nelle riviste e nei siti di moda, ci si convince che la seta non sia che un “dono” – voluto o accidentale – del baco da seta all’uomo operoso.
Ma come avvenga veramente questo “dono”, pochi lo sanno. E pochi se lo chiedono.
Forse perché il baco da seta, finché è baco, non suscita sentimenti affettivi empatici: è un piccolo bruco, grasso e goffo. Non ha grandi occhi dolci, non scodinzola, non fa le fusa.
Chiniamoci dunque sul piccolo baco da seta, e regaliamogli un minuto della nostra attenzione.
Il baco da seta non è altro che la larva della farfalla Bombyx mori.
La piccola larva mangia foglie di gelso giorno e notte, senza interruzione.
La seta è materiale proteico prodotto dal baco in due ghiandole che sono collocate parallele all’interno del corpo.
Il baco fa uscire questo materiale da due aperture situate ai lati della bocca, i seritteri. La bava sottilissima a contatto con l’aria si solidifica e, guidata con movimenti ad otto della testa, si dispone in strati formando un bozzolo di seta grezza, costituito da un singolo filo continuo di seta di lunghezza variabile fra i 300 e i 900 metri.
Il baco impiega 3-4 giorni per preparare il bozzolo formato da circa 20-30 strati concentrici costituiti da un unico filo ininterrotto.
Natura vorrebbe che, dopo tutto questo lavoro, il piccolo baco si trasformi in crisalide e poi finalmente in farfalla, esca dal bozzolo e si libri nel cielo.
Ma la farfalla per uscire dal bozzolo deve forarlo. In questo modo, il filo di seta che lo compone si rovina.
E a questo punto, la bella favola bucolica si interrompe bruscamente.
Per evitare che il bruco, divenuto farfalla, distrugga il bozzolo di seta, gli allevatori uccidono le crisalidi, immergendole in acqua bollente.
Perché questa morte atroce? Perché l’immersione in acqua bollente permette il dipanamento del filo di seta, sciogliendo parzialmente lo strato proteico di sericina che lo avvolge, e lo mantiene intatto.
Considera il baco da seta, prima di acquistare la prossima camicetta.
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