“Provate a immaginare un sottoscala pieno di perle di vetro in scatoloni di cartone accatastati su vecchi scaffali arrugginiti alti fino al soffitto con su scritto Made in DDR, USSR, Japan 1945, o cammei, cabochon, bottoni, attribuibili addirittura al periodo vittoriano chiusi in un’instabile credenza dai vetri polverosi”.
Maria de Fanis racconta così come sono nati i suoi incantati bijoux di vetro e legno.
Si trovava a Londra, nel 1999, in attesa dei festeggiamenti di fine millennio. Aveva appena disegnato la sua prima linea di bijoux vintage con un’amica inglese ed era in cerca di qualcosa di particolare con cui lavorare. La prima grande scoperta fu quella di un negozio di vecchie perle in vetro e pregevoli bottoni vittoriani a Camden Passage, vicino al Georgian Market. Più che un negozio si trattava del garage di un’anziana signora, Lynette, che avendo accumulato un’infinità di collezioni di oggetti per tutta la sua vita aveva bisogno di liberarsi a malincuore di alcune (molte!) cose nonostante vi fosse davvero affezionata: era come dare in adozione i suoi bambini, ripeteva a coloro che capitavano nel garage. Andò a finire che le visite al negozio/garage continuarono per circa due settimane: “Mi ritrovai a tuffarmi letteralmente in ceste ricolme di oggetti apparentemente vecchi e malandati: cabochon di vetro, pietre semipreziose, bottoni, bellissima minuteria metallica di ogni genere. Polvere, ruggine, cartoni umidi e maleodoranti, ma era curioso come spolverata un po’ la superficie degli oggetti venisse fuori la bellezza di manifatture originali, colori slavati e delicati che non avevo mai visto prima”.
Così l’inizio.
Oggi, all’immutato amore per il vintage primo novecento si aggiunge quello per epoche più recenti: ecco l’optical anni Sessanta/Settanta, l’asciutto stile nordico contemporaneo un po’ shabby, i contrasti dei colori tanto amati dai designer francesi. “La fusione del vecchio col nuovo, la creatività e le preziose indicazioni dei miei fornitori di riferimento mi offrono ogni giorno la possibilità di sperimentare l’insolito. Così è facile che gli oggetti si costruiscano da soli, quasi fossi costretta a seguire lo spunto che viene da un’epoca, da un accostamento di colori, dalla forma di una pietra, senza poterci davvero fare niente”.
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