(Dott.ssa Luciana Baroni) I vegetariani in Italia sono in aumento, l’ultimo sondaggio Eurispes 2014 stima che in Italia essi rappresentino il 7.1% della popolazione. Si definisce “vegetariana” una dieta che si basa su cibi vegetali, e che può includere o meno latticini, uova e miele.
Secondo l’American Dietetic Association (2009), le ragioni che comunemente stanno alla base della scelta vegetariana includono motivazioni salutistiche e attenzione per l’ambiente e per il benessere degli animali. I vegetariani riferiscono inoltre motivazioni economiche, considerazioni etiche, preoccupazioni per la fame nel mondo e principi religiosi tra le ragioni della scelta del modello alimentare adottato. Vediamo quindi quali sono le implicazioni salutistiche delle diete vegetariane che comunque, a prescindere dalle motivazioni che portano a questa scelta, ne rappresentano un piacevole “effetto collaterale”.
Gli studi più importanti che forniscono informazioni sulla salute dei vegetariani iniziano negli anni ’70, e hanno arruolato ad oggi oltre 200.000 soggetti. Si chiamano studi prospettici, perché seguono nel tempo molti soggetti sani al reclutamento: si raccolgono tutti i soggetti che sviluppano una data malattia (es. tumore) e si confronta l’incidenza dei quella malattia tra i gruppi dietetici (onnivori, latto-ovo-vegetariani, vegani). Questi studi sono condotti in centri di ricerca prestigiosi e i loro risultati sono pubblicati su riviste scientifiche internazionali di alto livello. Attualmente sono in corso l’Adventist Health Study-2 (96.000 soggetti, circa 50% vegetariani, iniziato nel 2002) e l’EPIC-Oxford Study (65.400 soggetti, circa 30% vegetariani, iniziato nel 1993).
Rispetto ai non vegetariani, i vegetariani mostrano tassi ridotti di obesità, ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, malattia diverticolare, cataratta, mortalità totale, mortalità e ospedalizzazione per malattie cardiovascolari, mortalità e incidenza di tutti i tipi di tumore, tumori gastrointestinali, dell’apparato sessuale femminile, del sangue.
Altre informazioni solide provengono dagli studi di intervento con diete vegetariane su diabete, obesità, cardiopatia ischemica, ipertensione e tumore prostatico, che ne evidenziano un significativo effetto terapeutico. Gli studi di intervento confrontano solitamente 2 gruppi di pazienti già affetti da una data malattia (es. diabete): un gruppo viene assegnato alla dieta vegetariana, mentre l’altro gruppo -di controllo- viene assegnato alla dieta delle Linee Guida specifiche.
I risultati di tutti questi studi non sono praticamente mai saliti alla ribalta della cronaca, né tanto meno vengono utilizzati da chi ha la responsabilità di emanare raccomandazioni per il bene della salute pubblica. Quello a cui assistiamo, invece, è un continuo affannarsi per pubblicizzare notizie prive di fondamento (basate su studi inconsistenti o di cui chi li riporta non ne capisce il contenuto) che sbandierano dati negativi sulla salute dei vegetariani, creando sconcerto tra i vegetariani e tra chi sta programmando di diventarlo, nella speranza che nulla cambi, anzi, che il trend si inverta.
Sarebbe per contro un atto responsabile da parte dell’industria alimentare quello di raccogliere la sfida di creare un’ampia scelta di alimenti sani a partire dai cibi vegetali, promuovendone il consumo anche tra gli onnivori: un gran regalo non solo ai vegetariani, ma alla salute di tutta la popolazione e del nostro Pianeta.
Dott.ssa Luciana Baroni – Presidente di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana – Specialista in Neurologia, Geriatria e Gerontologia, Master Universitario Internazionale in Nutrizione e Dietetica, Esperta in alimentazione a base Vegetale. https://lucianabaroni.blogspot.it
È ora di cominciare a dire che i cibi sani sono soprattutto quelli senza un’etichetta. Anche per i vegetariani. Mangiate cibo vero, di cui potete riconoscere l’origine.
L’industria alimentare non ha paura dei vegetariani, ma di perdere il controllo dei consumatori.
L’ha ribloggato su Pandemej.