Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Minas Lourian, Presidente dell’ Unione degli Armeni d’Italia e Direttore del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena questa bella riflessione a margine della toccante storia del “gattaro di Aleppo“.
“La popolazione siriana si è da sempre contraddistinta per la sua umanità e per l’accoglienza di profughi di qualsiasi razza, fede ed etnia, iniziando nel XX secolo dai sopravvissuti del genocidio armeno. Degli Armeni sopravvissuti alla lunga marcia della deportazione forzata verso il deserto siriano e mesopotamico nel 1915/16, la maggioranza aveva scelto Aleppo e i molti piccoli centri del nord est del paese come prime mete per rifare una vita dignitosa, con anche l’aiuto di molte missioni umanitarie nord-europee e statunitensi… Ma soprattutto la popolazione locale di fede islamica, ha accolto con grande umanità gli Armeni e le altre minoranze cristiane che della Siria sono stati attori e testimoni di un mosaico di varie tradizioni culturali e religiose in perfetta armonia.
La Siria e la sua umanità, le vestigia di antiche civiltà presenti nel paese, non meritavano la tragedia di questi ultimi decenni, provocata fondamentalmente da ingerenze esterne aizzando la conflittualità soprattutto tra le varie confessioni del mondo islamico!
La storia di questo semplice gattaro in mezzo alle rovine di una delle più atroci guerre civili di questi ultimi anni, è anch’essa testimonianza dell’umanità a cui va sempre e comunque la nostra riconoscenza in quanto Armeni, figli sopravvissuti ad un genocidio perpetrato dai Turchi ottomani e ad oggi in attesa di giustizia e reale riconoscimento”.
Questa la storia segnalataci da Minas, raccontata da Giulia Merlo ne “la Zampa” di La Stampa.

Alaa il gattaro di Aleppo
Del “gattaro di Aleppo” aveva parlato per la prima volta la BBC nel 2016. Da allora, Mohammad Aljaleel, detto Alaa e meglio conosciuto come «l’uomo gatto di Aleppo», continua nel suo sogno di salvare i gatti e i bambini orfani. Il suo primo rifugio per animali, dove ospitava e curava 180 felini, fu bombardato durante l’assedio di Aleppo. Dopo la caduta della città nel 2016, Alaa è dovuto fuggire a bordo di un convoglio diretto in Turchia, che lui aveva caricato di feriti e degli ultimi 6 gatti sopravvissuti ai bombardamenti.

Un ospite del rifugio
Ma in quel Paese Alaa è rimasto il minor tempo possibile: voleva tornare al più presto nella sua città, per poter aiutare gli abitanti umani e animali.
Alaa, insieme a un gatto salvato in Turchia che gli ha fatto compagnia durante il viaggio, ha immediatamente riaperto un rifugio per gatti, in cui aiuta anche i tanti bambini vittime della guerra. Qui cura gli animali, li nutre e insegna ai bambini ad occuparsi di loro, perchè è convinto che per i piccoli sia taumaturgico aiutare e stare a contatto con gli animali.
Ora il suo centro per animali non ospita più solo gatti, ma da ospitalità anche a cani, galline, volpi e anche un cavallo arabo. Tutti hanno un nome e Alaa non ha perso mai l’ironia, nemmeno nei momenti più duri: per questo, un gatto bianco e nero molto aggressivo che terrorizzava gli altri è stato chiamato al-Baghdadi, come il leader iracheno dello stato islamico.
“I bambini e gli animali sono i veri sconfitti di questa guerra, sono gli adulti a comportarsi male”, ha ripetuto alla Bbc.

Il rifugio per gatti e bambini di Alaa il gattaro di Aleppo
Per la lettura dell’articolo completo: “La zampa” di La Stampa.