R. Calasso “L’animale nella foresta”

“L’animale della foresta” (Adelphi, 2023) è l’ultimo scritto di Roberto Calasso, a cui lavorò fino a poco prima della morte. E’ un piccolo libro, in cui Calasso interroga Kafka e sé stesso attraverso una talpa, un cane e il popolo dei topi.

Calasso attinge a tre racconti di Kafka: “Ricerche di un cane” ovvero “Indagini di un cane”, “La costruzione” e “Josephine la cantante” ovvero “Il popolo dei topi”. E’ possibile leggerli tutti nella raccolta “Franz Kafka – Josephine la cantante – Cinque storie di animali” a cura di Camilla Miglio, con una bella introduzione di Irene Kajon (ed. Donzelli, 2000).

I tre racconti riletti da Calasso sono gli ultimi scritti da Kafka: dopo essersi dibattuto negli infiniti meandri claustrofobici de “Il castello” e “Il processo” (entrambi rimasti incompiuti), egli sembra andare alla ricerca di qualcosa che andasse al di là della letteratura. “Allora Kafka tornò tra gli animali: fra i cani, i topi e tutti quelli che si costruiscono una tana”, scrive Calasso in una potente sintesi.

Osserva Calasso come la prima pagina di “Ricerche di un cane” sia forse la più compiuta autobiografia di Kafka: era “un cane tra i cani”, all’inizio, che non pensava neppure a distinguersi dagli altri. Finché non aveva notato “una piccola falla, un leggero malessere che mi prendeva in mezzo alle più solenni manifestazioni popolari, a volte perfino negli ambienti più familiari, anzi, non a volte, ma molto spesso il solo aspetto di un mio caro simile, o quell’altro aspetto visto da un’angolazione in qualche modo nuova, mi rendeva a un tratto impacciato, spaventato, mi gettava nella desolazione”.

Roberto Calasso interpreta i tre racconti come metafore del rapporto tra vita, arte e letteratura – la solitudine della creazione, l’impossibilità di farsi comprendere, l’arte come fuga.

Ma infinite altre metafore e suggestioni sprigionano gli animali di Kafka. Kafka ha spesso scritto di animali: oltre a quei racconti, ricordiamo “Relazione per un’accademia”, “Sciacalli e arabi” e “La metamorfosi”. Sempre, in Kafka, l’immedesimazione nell’animale è la scoperta della propria alterità rispetto al consesso sociale: l’animale è l’essere che è a disagio in mezzo agli altri, crea arte e sapere ma viene dileggiato, allestisce tane profonde che però attirano i nemici. E’ lo scimpanzé Peter il Rosso, che racconta in un consesso scientifico la sua “ascesa” da scimmia a uomo: amara metafora della condizione umana, e dell’estraneità di Kafka al consesso umano.

E condannato alla solitudine e all’incomprensione è anche l’essere umano che ascolta le voci degli animali, empatizza con le loro gioie e le loro sofferenze. Chi cerca di dare voce agli animali, è condannato al dileggio – come lo scimpanzé Peter il Rosso, qualcuno riderà sempre per la nostra coda che spunta dalla toga.

F.Kafka “Josephine la cantante – Cinque storie di animali” a cura di C. Miglio