N. Scaffai, Racconti dal pianeta Terra – Einaudi

“Racconti del pianeta Terra” di Niccolò  Scaffai è una antologia imperdibile, che raccoglie in sè infiniti rinvii a altre letture, come nella biblioteca di Borges. Leggetela, leggetela, leggetela! Portate questo piccolo libro nelle biblioteche e nelle scuole, dimenticatelo sul tavolo nelle assemblee dove si decidono i destini di un condominio o del mondo. Ma attenzione: non è un libro da ombrellone, nè della buona notte. Affrontatelo a piccole dosi, ogni tanto posatelo, distraetevi con un thriller o un saggio storico. E’ una raccolta di letture disturbanti, che tolgono il sonno anche a chi, come me, già da tempo ha ben presente l’orrore del mondo antropocentrico e le devastazioni etiche e ambientali irreversibili dietro l’angolo.

Cosa stiamo facendo noi animali umani del pianeta Terra? degli altri animali? di noi umani? Che ne sarà dei tramonti, dei mari, degli alberi, degli abitanti dei boschi, dei bambini, dei pianeti colonizzati? Dove stiamo andando, verso quale catastrofe etica e ecologica stiamo correndo a folle velocità? In questa piccola, densa antologia, Niccolò Scaffai ha raccolto venti narrazioni di autori e autrici assai diversi tra di loro per collocazione temporale e stile – da Leopardi a Margherita Atwood -, accumunati per capacità di visione e lucida impietosa critica del modello antropocentrico.

L’antologia si divide in quattro parti: in “Futuri anteriori”, pagine scritte assai prima del sorgere dei concetti di antropocentrismo, animalismo e ecologismo, ma che riescono a anticiparne le tematiche; nella seconda parte, “Gli animali ci riguardano”, scritti che si concentrano sulla relazione tra animali umani e non umani; nella terza parte, “Il senso della fine”, racconti tecnicamente inquadrabili nel genere fantascentifico, che immaginano realistici scenari di distruzione del pianeta Terra ad opera umana; nell’ultima parte, “Letteratura e crisi climatica”, riflessioni sul perchè la questione climatica non trovi spazio nella letteratura, e su possibili nostri comportamenti alternativi.

In realtà, tutti gli scritti sono indissolubilmente intrecciati, perchè le diverse tematiche – ambiente, altri animali, scenari futuri, nostri comportamenti – sono strettamente interdipendenti. In particolare, ciò che facciamo agli animali non umani in termini di sfruttamento, distruzione, violenza e disinteresse, ha conseguenze terribili nell’immediato e catastrofiche nel medio e lungo periodo sull’intero ecosistema e sulle nostre vite. Non a caso, la parte più corposa dell’antologia è appunto la raccolta degli scritti in “Gli animali ci riguardano”. Primo Levi, J.M. Coetze, Anna Maria Ortese, Jonatahn Safran Foer, per citare i miei più amati, già letti e riletti in precedenza ma qui riscoperti nei loro reciproci rinvii. E poi F. Sjoberg, Mario Rigoni Stern, W.G. Sebald, Antoine Volodine. “Animali: che nome impreciso! Cos’hanno in comune le cavallette e il lupo salvo il fatto di non essere umani? chi si somiglia di più: il lupo e la cavalletta, o il lupo e io?” si chiede Coetze – richamando, senza citarlo, Deridda.“E’ per loro che scrivo. Queste vite così brevi, così facili da dimenticare. Sono l’unico essere nell’universo che ancora se li ricorda, a parte Dio. Quando non ci sarò più, rimarrà solo il vuoto. sarà come se non fossero mai esistiti. E’ per questo che ho scritto di loro, per questo che volevo leggessi di loro. Per tramandartene la memoria. Tutto qui” (J.M. Coetze, Mattatoio di vetro).

Infine, il testo che apre l’antologia, sarebbe a mio avviso perfetto anche per concluderla: “Gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta” annuncia il Folletto allo Gnomo nel geniale dialogo leopardiano, composto nel 1824, che in poche scarne, dissacranti righe, sintetizza l’empietà e stupidità della tracotanza umana e il destino di distruzione:  “Che meraviglia? quando non solamente si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servigio loro… Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla”.