
Il regalo di Andrea – furoshiki & patchin
“Ti ho portato una sorpresa per il tuo VegFashion”, mi dice Andrea, prezioso amico di ritorno dal Giappone, porgendomi un pacchetto. Dentro, un quadrato di stoffa con bellissima stampa double-face, e un involucro con due bastoncini di legno. Così ho scoperto la più incantevole delle borse vegane e ecosostenibili fai-da-te: un furoshiki (di MUSUBI) da completare con un furoshiki patchin (di Rice).
Seguendo le istruzioni, in pochi minuti ho visto prendere forma tra le mie dita una meravigliosa borsa, colorata e capiente, trattenuta da chiusure in legno con piccoli magneti.
Nulla sapevo di furoshiki. Ho approfondito un po’, e condivido con voi questa meraviglia della tradizione nipponica.
Il furoshiki è un quadrato di stoffa, di varie dimensioni, utilizzato per avvolgere doni, vestiti, e per il trasporto in genere di oggetti. Il suo uso risale all’VIII secolo, ma il termine con cui oggi è conosciuto è stato coniato nel XVII secolo, con il diffondersi dei bagni pubblici: furoshiki deriva infatti da furo (bagno) e veniva utilizzato per trasportare e custodire i propri abiti nei bagni pubblici.

La mia meravigliosa borsa – furoshiki di Musubi e manici di Rice
Dopo la II^ guerra mondiale, cadde in disuso, accantonato come retaggio del passato. Agli inizi degli anni 2000 però, fortunatamente, una saggia politica pubblica e una nuova sensibilità ambientalista, hanno consentito e promosso la riscoperta del furoshiki in tessuto, da usare e riusare all’infinito, in sostituzione di sacchetti, pacchetti e borse in materiali inquinanti.
I furoshiki moderni sono realizzati in vari tessuti, e sono spesso decorati con splendidi disegni tradizionali, legati alle stagioni, o con temi benauguranti. Il mio, ad esempio, ha un motivo stilizzato di Japanese apricot, simbolo di felicità. Di regola non sono orlati, o al massimo – come il mio – sono orlati su 2 lati, perché l’orlatura complica il piegarlo e annodarlo, creando spessore.
L’utilizzo di furoshiki per realizzare borse, scegliendo un tessuto naturale o da riciclo, utilizzando gli stessi manici in legno per le diverse stoffe, è a mio avviso un’idea rivoluzionaria in termini di impatto ambientale e, ovviamente, di cruelty-free. Una volta scoperto questo mondo, le vetrine delle borse in cuoio, griffate o meno, svelano ancor più tutta la loro infinita mediocrità e tristezza.